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Posted By claudiobadii on Ago 9, 2013 | 0 comments


Parigi

“Parigi Ore 13: Il Gioco Delle Bocce Al Palazzo Di Giustizia”
©claudiobadii
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OPERAPRIMA

La coscienza è percezione e convinzione di essere al corrente di quanto accade. Il ‘resto’ è pensiero in generale, risveglio e ricordo del sogno di quanto realmente è accaduto. Ma non è storia e tanto meno, si capisce, metafora. Il resto sono formìche molecolari. Convogli. Astro/Navi. Qui noi si tratta di container e pacchetti o confezioni di impulsi. La Coscienza Del Risveglio è il sogno che svela l’illusione della coscienza. Dice che essa non è costante né coerente né indistruttibile e deve rifarsi ogni volta. Dopo sogni e promesse, arte e lavoro, realizzazione e amori. Dopo tutto il meglio e tutto il peggio. Il ‘Pensiero Dopo Il Sonno’, che chiamiamo ‘sogno’, è quando il pensiero più in generale -quel certo pensiero che è la propria stessa funzione-  SOTTOPONE LA COSCIENZA -cioè il pensiero in particolare, che è il presunto incontrovertibile procedere logico della ragione- alla azione materiale della biologia. Al risveglio il pensiero in generale preme sul pensiero in particolare costringendolo alla creazione di nessi che consentano l’illusione che la materia sia permeata di spirito.

La materia non è permeata dallo spirito.

Su un versante più prossimo al ‘vero’ siamo continuamente costretti a fare i conti con l’essenziale con conseguente perdita di romanticismo e idealismo come cornici. Ciò che ci è successo non è storico. La storia è espressione dell’applicazione del pensiero in particolare sul pensiero in generale. La storia deriva da una forzata inversione della fisiologia del risveglio quando è il secondo a premere sul primo. È una azione irreale di delazione. Il momento in cui il pensiero in particolare è seguito dal pensiero in generale è la caduta nel sonno con perdita di coscienza.

La scienza ha scoperto che ogni legge è probabilistica perché la fisica si scontra con una materia che ha costituzione e struttura probabili, e che l’universo è Tempo Contraddittorio.

Ora ricordo cose di un’estate di più di venti anni fa. Gli impiegati del tribunale di Parigi sull’Isle de France. Giocavano a bocce nella pausa pranzo -come certamente continuano a giocare anche ai giorni nostri-. Il gioco è di far volare luccicanti bocce di ferro. Dopo venti anni, spinto dalla storia intera del lavoro, diventa come se avessi intuito la conoscenza sulla realtà umana. Il pensiero in generale muoveva i passi e le braccia degli attori del gioco nel lancio dei proiettili del tempo di riposo. Il pensiero in generale del movimento ricordato dei protagonisti in pausa pranzo sommerge, come al risveglio, e cancella, il pensiero in particolare di ogni attuale considerazione, la coscienza del presente. Il presidente della Corte Suprema non può essere distinto dalla addetta alla Cancelleria. L’isola al centro del fiume risuona solo degli urti dolci delle palle di acciaio. Le traiettorie dettano la loro legge. Disegnano gli sguardi lungimiranti dei cannonieri. A mezz’aria il pensiero in generale rotola sulla superficie delle bocce volanti. Un omino caparbio mantiene l’equilibrio correndo avanti e indietro alla velocità della rotazione della sfera e racconta il mezzodì post/impressionista che gli scorre davanti agli occhi. Persone alle prese con certe ‘decisioni’ da prendere nel gioco esprimono la natura dell’immagine inconscia non onirica in una serie di gesti atletici. Alternano, all’ombra del Tribunale della Città di Parigi, giudizio giustizia appetiti disimpegno seduzioni geometria esattezza e dolci parabole.

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