la ragazza di spago è l’ombra di sé

Posted By claudiobadii on Apr 4, 2012 | 1 comment


 

L’origine materiale del pensiero vuol dire che l’immagine può essere al di qua della percezione sensoriale. La vitalità sta prima della nascita, e la nascita precede il primo sogno. Tu ed io siamo prima di noi, al di qua, ma mai siamo stati le nostre “cause”. Non io sono causa di te e non tu la mia. Siamo il “subito dopo” quando diventammo buoni motivi per vivere. Però, perché accadessimo l’una all’altro, dovevamo essere in grado di immaginare (perché non eravamo in possesso dell’esperienza del nostro rapporto felice) la possibilità di…. noi prima di noi.

Al di qua di noi Toro Seduto riposa: è l’idea di probabili amori nelle foreste degli emisferi cerebrali destro e sinistro, nelle colonne di cellule neuronali, tenute nelle ragnatele di sostegno e nutrizione, lungo propaggini che sfilano via di traverso e in basso, e piegano di qua e di là in tutte le direzioni. Alcune sembrerebbero tornare sui loro passi e poi girano lateralmente a destra o a sinistra della loro origine e vanno a rammendare la scissura centrale formando la radice aerea di pasta bianca friabile del corpo calloso. Il pensiero ravvivato cuoce quella focaccia con i flussi della propria energia, e nel cuocerla esso stesso si compone con la farina di scintille. Il Capo Indiano e l’Indovina Senza Età, nella creazione delle loro scommesse quotidiane su chi abbia fatto il sogno più lungimirante, si scambiano dubbi sul tempo che farà e si rappresentano il viaggio della transumanza stagionale, e inventano forme nuove di pensiero con i miti da raccontare ai nuovi nati. I figli degli amori invernali.

La Ragazza di Spago è l’Ombra di Sé e la Vela è un Lenzuolo e una Bandiera. La vela non ancora rappresentata ricorda la Libertà avvolta dai tricolori sulle barricate ma è nuda, questa figura qua. È il lavoro raccolto di una intera mattinata, è trattenuto insieme sulla tela come i capelli della ragazza nell’asola di un laccio azzurro tanti anni fa. Quando non sapevo l’intimità delle dita tra le ciocche scure di fili profumati. Molte cose non so, neanche ora. Ti toccherà curarti di me per amarmi e starmi accanto. Non trascurare quello che mi ha reso così. E quello che è mancato per cui non mi ha reso in alcun modo. Devi curarti di quello che si potrebbe diventare. Capire momento per momento i molti modi del trasporto di affetto. Volevo mettere sui pannelli le cose più belle degli ultimi due o tre mesi: la traccia dei tuoi capelli, la poesia, io che mi sveglio e subito voglio essere morto per restare impigliato nelle reti dove poltrivo dormendo. Me sui giri di corde annodate. Me che dormo sul linguaggio appena svolto davanti agli occhi nei libri che ho scelto con cura per diventare meno ignorante. Io che dormo alle banchine dei rammendi dopo la pesca miracolosa. Me che volevo diventare un marinaio e non l’ho mai detto a nessuno. E nel mettere su i due pannelli -che coprono la curva dell’arco e cambiano il volto della stanza- quasi per affermare che alla fine sono diventato marinaio, mi sono lasciato sfuggire una visione, una proiezione di figura e avevo detto “Questa è una vela, vedete…

Abbiamo disegnato una vela. Non c’è sulla canapa un punto in cui si chiude nessuna delle convergenze reticolari. Ci sono tracce rassicuranti degli abbracci della Donna Ragno che tesseva argomenti ineludibili, dalla poltrona dei professori, alla seconda ora di lingua straniera. Sottilissimi fili traversano i corpi di spago grosso perché i nostri sguardi erano pieni di ardore e la avvolgevano mentre pronunciava: ” Ich bin, du bist er/sie/es ist ” (io sono, tu sei, lui/lei/esso è…) Quelle parole sono i fili sottili e i nostri sguardi appassionati di allora e di adesso. Sono le trame del pensiero filosofico, della necessità della sintassi, del rispetto delle forme verbali. I fili grossi  ben incollati sono messi perché non si poteva lasciare solo una serie di ricordi, di tracce nel presente, poiché abbiamo anche una identità sessuale di donne e uomini e abbiamo saputo assumerci altre responsabilità grafiche. Responsabilità di segni ampi per riposare nella presunzione d’amore, nella sicurezza delle mani altrui e della altrui disponibilità alle carezze.

(E dovessi, poiché voglio, dirti tutto, comincio che mi trovo bene con il pensiero buono e vivo dei morti che amo e malissimo con i più, più morti che vivi in agonie rumorose sui marciapiedi delle sette di sera.)

La psichiatria ha la cura fatta di parole. Ma ha sempre la necessita della ricerca sulla genesi del linguaggio. La formazione del pensiero dalla materia o, meglio, la costituzione della natura fisica del pensiero che consente l’iniziativa verbale ed ogni altra capacità di immaginare una realtà differente. La psichiatria deve scoprire la fisiologia di una specifica attività cerebrale diversa da quella che presiede al movimento volontario, agli atti riflessi, alle azioni intenzionali. Una ricerca sulle condizioni di base di una funzione globale (generale) della vita mentale viene condotta al meglio attraverso il canale dei rapporti collettivi di gruppi di persone secondo il metodo di dover fare riferimento agli eventi che sedimentano giorno dopo giorno nell’ambito (“durante”) le ore di psicoterapia. Dapprima solo il medico si propone un interesse di cura. Poi la partecipazione non più passiva di altri che si sono curati fornisce maggiori garanzie al lavoro, e trasforma il rapporto in qualcosa di differente dalla sua forma originaria.

Questi stati ripetuti di partecipazione, che si incrementa volta per volta, costituiscono eventi che trasformano la figura del transfert che lascia i propri riferimenti alla anamnesi di vicende traumatiche soggettive e si  rivolge alla scoperta di nuove possibilità di relazione sociale.

Per quanto posso dire la ricerca è adesso l’analisi degli eventi inconsci che si sono svolti a partire da una vicenda originale di scoperta scientifica. La cura sta nello studio delle vicende non coscienti come si sono svolte nella cultura “ufficiale” che prima dovette confrontarsi con la nascita(*) e poi con gli inevitabili errori della percezione determinati da odio rabbia e tentativi di annullamento di possibilità di immaginare qualcosa di altro.

E’ emersa una analogia tra l’anamnesi della cultura e la storia personale degli esseri umani.

note: (*) TEORIA DELLA NASCITA – M.FAGIOLI

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1 Comment

  1. Ciao Claudio!
    Stai bene.

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