la versione delle brave attrici

Posted By claudiobadii on Ott 1, 2013 | 1 comment


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“La Gradiva Attuale”
foto per gentile concessione di Cristina Brolli
tutti i diritti riservati all’autrice.

Amicizie importanti. Balconi solitari. Accompagnatrici nella hall. Vergogna. Materializzazione dei personaggi cinematografici sui volti delle attrici. I passi sul velluto alto. Come vivere fosse senza attriti. La massa del tuo corpo leggero in teatro. I fastosi dubbi del soggetto per conclusione. Dormirsi vicini. Il sogno non è che una proposizione provocatoria. Non è vero che qualcuno ne conosca il latente. Che latente è se posso dirne gli entusiastici enunciati. È però importante che ci sia chi si avvicina. I palombari nelle stanze dei relitti. Vedette sul sommerso. Fin’ora i filosofi si sono limitati ad interpretare il mondo come i medici poterono in un primo millennio almeno inquadrare distinguere schematizzare disegnare. Nell’800 volemmo assumerci emozione ed ansia di trasformazione del mondo. Cura e restituzione dell’integrità. Ma il marxismo provocava l’esclusione dei dissidenti in manicomio. Il materialismo qualsiasi cosa volesse dire suonava alto e esplodeva nelle cantine. La conoscenza esatta della fisiologia che è norma di sanità non è neanche un relitto in fondo al mare è una nave arenata obliqua quasi sulla riva.

Il peso fa fondamento nella sabbia. La vita mentale senza una scienza lascia ragionare i filosofi secondo una logica più che altro morale. Il materialismo è spiritualista. La base del pensiero marxiano non risolve il problema clinico della pazzia. La scienza si dissocia dalla ricerca della sanità dell’essere umano. Il primo diritto viene abbandonato alla fortuna ad una serie di opportune circostanze incontrollabili. Il potere viene preposto all’economia. Il valore ha misure aziendali. Io con quanto mi spetta comprerei una cosa inutile. Non secondo i bisogni. I palombari esplorano relitti dentro i quali vagano come la mano che regge la matita che traccia una linea continua intrappolata nell’anello di Moebius. Che non è l’infinito solo l’ossessività della ripetizione. La disperazione dell’efficacia.

Nell’ottocento tutto cambiava. Si avevano disegni accurati di cinetica e chimica dei comportamenti biologici. E la mente seguiva attenta sviluppi e successi. Poi la trasformazione delle condizioni di base di ricerca esperimento e sintesi conoscitiva. Camici puliti anche nei laboratori. La diagnosi attraverso il sangue. L’asepsi divenne neutralità. Il pensiero indaga la natura non chiede più. Il mondo diviso tra materia e spirito non vede nell’origine materiale della vita mentale la speranza di una differenza della specie umana incardinata in un certa funzione propria della conformazione cerebrale. La vitalità.  Così era tutta una perplessità implorante dio e lo spirito di uguaglianza e di fratellanza come soluzione quando (sempre!) tornava l’onda anomala dei disturbi del pensiero medesimo.

Il pensiero credette di poter indagare il pensiero nel rapporto oggettivo con la malattia dell’altro. E l’altro aveva una malattia che -indagata- esercitava  a propria volta fascino e repulsione nel pensiero degli scienziati indagatori che cambiava il loro modo di essere e di comprendere in relazione all’oggetto che avrebbero dovuto isolare con un affetto scientifico di asepsi e definizione senza sfumature. Aveva una malattia che -indagata- esercitava incontrollabili fascino e repulsione nel pensiero degli scienziati.

Sulla prua della nostra nave annusiamo venti di tempesta. Siamo nei secoli speranzosi del contro-transfert. Nel buio della confusione apparente di un alveare. Tutto vibra armonicamente. Una natura di per sé inoffensiva ci si muove intorno. Restiamo immobili. Di dieci anni in dieci anni. Le gocce di pappa reale ci imperlano la fronte. Incoronati e muti. Lieti senza poter dichiarare la letizia. Un grido che altera l’armonia dittatoriale potrebbe costarci la vita. Profanare l’istinto di sciame è mortale. L’inalterabile natura è rigida e fatale. È un samurai dotato di una tecnica assassina. Così restammo. A osservare. Sonnolente tecniche di descrizione psicologica e strategie di accerchiamento inefficaci: insomma zuccheri e insuline velenosi. Indagini psicologiche fini. Ma era stato accettato che: il bambino appena partorito è perverso. Dunque avevamo una teoria che consentiva indagini fini su cyborg. Il bambino è perverso e polimorfo per sua natura. Psicologia in serie prodotta nella fabbrica delle tettarelle di plastica.

Balconi solitari. I decenni volano. Qui le piume oscillano cadendo. Fanno il pendolo dentro l’imbuto della gravità. Nelle moderne sale di ricerca le mani dei parrucchieri in ectoplasma corrono sul palcoscenico della stiva come attori e attrici del muto. Muto ma non sconosciuto o inconoscibile è quanto dovremo scrivere. Interpretare poi esprimere il senso di quanto capito e tornare su geroglifici mantenendo la figura della nostra scrittura sillabica. Percorrere il filo della linea di primo piano sul palco degli scantinati degli studios di questa MGM popolare. È discorso diretto il mio tacere. Lontana la locomotiva sferraglia. Il viso piegato sulla rotaia è una forma di attesa perché non possiamo sfuggire quanto si avvicina. Il nostro futuro venendo dai luoghi in cui noi l’avevamo scagliato non appena lo avevamo anche deciso arriva strepitando o cantando e il vibrare dei treni sulle rotaie del far west e il ronzare degli alveari si estendono come ‘intuizioni’ di cui siamo certi.

Improvvisamente è qui e ci travolge e dilaga alle nostre spalle. Allora rapidamente alcuni di noi fanno una diga sul bacino del passato. Corrono fuori alla linea del traguardo del giro ciclistico del mondo. Gentili ragazze in nero si ergono filiformi sulle prue di navi di scena. Ciascuna a suo modo, nave e ragazza, stanno ben piantate affondate nella sabbia sicura della ricostruzione scenografica di un’isola. Il regista grida “Guarda avanti al tuo mondo nuovo”. Le ragazze, alcune, vengono pagate profumatamente per la loro bravura a lasciar trapelare la luce di un sogno che è l’unico segno di realtà e dunque l’unica giustificazione a fare un film ancora.

Come dentro la sala cinematografica profumata di velluti anche una certa illuminazione del mondo dovuta ad una interpretazione riesce ad agire sulla forma mentale che derivava da certe nostre convinzioni su quanto era accaduto. Una nuova persuasione però non riguarda retroattivamente soltanto un nuovo accordo su versioni della storia. Invece è una cerimonia matrimoniale. Una promessa di fedeltà. Si riassume nell’idea che suggerisce che “Dunque,tutto quanto è stato, valeva la pena….”

1 Comment

  1. se dobbiamo lasciare che qualcosa accada…a partire dalla quale tutto può succedere…che sia…disposti a rinunciare a tutto passando ad uno stato in cui non si cerca di esprimere qualcosa ad ogni costo…ma creando le condizioni nelle quali qualcosa può avere luogo….non la cosa alla quale si pensava ma….quella alla quale non si era ancora pensato….rendere la vita più interessante di ogni forma di celebrazione nel momento in cui le nostre intenzioni sono ricondotte a zero….e rendersi conto d’un tratto…della magia del rapporto umano…senza condizioni…entrare…per un momento…in una zona fuori dal tempo…quella dove gravitano il sogno, la memoria, il delirio, la follia e tutti gli stati che sfuggono al pieno controllo della ragione per poi riportarli indietro….restituire questa materia in una forma dal valore….forse solo estetico…o forse no…in quanto la sceneggiatura ancora da scrivere è quella che conferma che “…tutto quanto è stato, valeva la pena…”

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