la voce dove nasci è impervia

Posted By claudiobadii on Ott 5, 2011 | 6 comments


la voce dove nasci è impervia

Ad osservarti i piedi sul cemento, i quadri dell’anno mille con gli angeli proletari lungo le mura dei castelli, e le foglie più alte dove l’albero diventa cielo: devo considerare il mio interesse per i confini dopo tutto quello che è già stato.

Dopo di me è fino a dove si estende il linguaggio e abbraccia fino dove arriva il suono e lo sguardo. Se la particella arriva con la sua massa prima del riflesso luminoso: allora non sapremo più che sia l’estensione, i corpi e i profili sull’erba, o alla parete.

Potrebbe essere che ti gridassi nomi verbi e definizioni, e che ti guardassi – perduto – e poi eccomi là ad attendere suoni e paesaggio. Per scoprire che ti fa. La massa nella città del tuo sorridere prima della luce? Allora, davvero, molte cose non erano ancora finite.

Le nostre storie sono la piega ultima del mantello dove sfiora il terreno. La concretezza delle cose è al confine di noi. E infine siamo le impronte degli studenti della scuola superiore, che girano l’angolo che porta a casa mentre tutto ruota.

Siamo tutto ciò che si può pensare poiché la salute della mente accerta il permesso della fantasia: non è desiderio d’essere, questo insistente cercarti, è immaginare di trasformarsi il viso, la ruga sulla fronte, la giacca di lino nuovo che ammicca la felicità se ti eri seduta di fronte a me.

Denuncio la cattiveria di cogliere sempre solo difetti, e studio per non sentire il dolore. Se tu non avessi capito è male perché si dimentica quasi tutto all’ombra della conoscenza. C’è un tipo di scoperta come panna allo yogurt sul lesso di carne. Acidità ardita con la quale mi permetti un bacio alla volta, suggerendo: “… sarò preda dell’intelligenza soltanto, ma, in tal caso,senza difesa.”

“Tutto consentirsi..” dici. Tutto. “Se nasco…” Dico “…se nasco.”

L’immagine è linguaggio. Avevamo scoperto che è pensiero senza memoria. Ricordo, non figurazione di eventi. La voce dove nasci è impervia.

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6 Comments

  1. Volevo raccontare tante cose in poche righe e alla fine non ho detto niente.
    Non si può prescindere dal contesto come ho fatto io, presa dalla mancanza dell’unica realtà di ricerca che ho visto rischiare la vita, gli affetti, tutto, per portarsi avanti-nonostante.
    Non so se sarò abbastanza forte, intelligente, coraggiosa da guardare in faccia la bellezza dell’autunno senza arrossire.
    Sul SI bemolle mi sono presa una licenza poetica..Sapevo che avresti riconosciuto lo stesso la mia voce. E non era fiducia romantica, ma un amore ben più grande: certezza scientifica.

  2. si è rianimato tutto qui? ero curiosa e aspettavo qualcosa. Un pretesto come un altro, sai… per raccontarti che c’è quella nota bellezza nel continuare a fare le cose (ricerca). Sono approdata all’energia. La fisica è sì solo per poeti… e noi abbiamo il nostro stupore (sul bello e brutto). Ma che dice questa gente che gioca a nascondino??? e di fronte all’ovvio sbalordisce e si pone dubbi?! Pensavo alla parola ‘corrente di pensiero’… che diventa l’oscurantismo violento dei tempi di Galileo. Ti mando un sorriso grande. Qui c’è un bel vento forte che fa volare in aria tante foglie gialle :)))

  3. Ho scoperto che in qualunque punto del cielo si guardi, si guarda indietro nel tempo, perché siamo legati alla luce sugli occhi.
    E ogni volta che scrivo “ho scoperto”, è immagine e nasce l’esigenza di restituirti trasformati i movimenti del pensiero.
    E mi viene la nostalgia del nostro futuro

  4. mentre cercavo intorno a voce impervia..

    oltre
    la bellezza di una certa figura di donna..

    http://youtu.be/npbznV77L6s

  5. non lo so. mi orientavo a indagare come la passione estetica si applichi differentemente alle cose e alle persone, e in un vecchio commento non inviato scrivevo: basteranno, Claudio, le cose, a salvarci dalle persone?
    dopo aver pensato molte cose cercando di capire come succede l’immagine delle persone “in presenza”, scrivo senza pensare- l’idea sonora è il nervo scoperto della pulsione e si oppone al prevalere della passione estetica, che sembra essere semmai un supporto, delimitante, configurante.

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