l’angolo del muro ad oriente

Posted By claudiobadii on Giu 20, 2015 | 1 comment


La consapevolezza (una specie particolarmente impressionante di ‘presa d’atto’) di essere nati cambia tutto per un secondo: poi la superficie del pensiero si ricompone sopra il dorso della balena che è parsa forse solo una visione o quanto meno l’invenzione di un animo suggestionato. La genesi della forma specifica del pensiero umano fa parte della serie di trasformazioni funzionali e anatomiche che accompagnano e circondano il parto e il venire alla luce del bambino. Questo venire alla luce nella specie umana si arricchisce dell’emergenza di funzioni cerebrali tanto esclusive che potremmo assumere la parola ‘nascita’ umana per riferirci esclusivamente alla ‘nascita di una certa nostra attività mentale’. È una scienza nuova quella che indaga sui fenomeni dell’io neonatale dopo che si è ipotizzato che esso (l’io) sia nel neonato per natura e cioè prima di un qualsiasi intervento pedagogico esterno.

Dal 1972 (IDMEC* – massimo fagioli) mancano ancora sessantasette anni a fare un secolo dalla scoperta della genesi del pensiero: essa avviene nel momento della stimolazione elettromagnetica del tessuto nervoso corticale della retina per invasione luminosa alla conclusione del parto. La scoperta consente la ‘datazione’ dei reperti mnemonici coscienti e inconsci a partire da un momento e da una modalità funzionale precisi nella loro forma e precisamente individuati in una circostanza spazio/temporale: modo tempo e luoghi appartengono insieme all’universo fisico, alle vicende storico/sociali degli atlanti politici, e alla particolare stratificazione di immagini del mondo e di sé di ciascuno che restano a lungo e per sempre prive di figura (e che solo per questo vengono definite inconsce che non vuol dire quello cui si allude).

Il fatto che l’io sia subito alla nascita o, anche, che la ‘nascita’ sia originaria emergenza naturale dell’io fa, della ricerca psichica, una scienza differente dalle scienze umane e, della psichiatria, ‘medicina’. Il neonato peraltro si trova ad essere meglio conosciuto una volta che sia immediatamente percepito come soggetto imprevedibile di diritti, uno con una realtà storica sociale e biologica contenute da subito in un pensiero di immagini non riducibile a figura ma non per questo di ideazione priva di schema. L’io della nascita è una figura sintattica che fila da subito i fili che saranno tessuti dalla storia futura.

La natura fisica di una funzione, nata alla nascita per attivazione di molteplici stratificati e simultanei schemi biologici, determina la pretesa al diritto di una assoluta soggettività dell’identità e limita per tutti l’obbligo di uguaglianza all’area giuridica e al rispetto delle norme di legge. La psicologia studia tutto quanto resta escluso, della vita psichica dell’io, da quegli obblighi. La psicologia indaga esclusivamente i modi soggettivi della libertà cioè la competenza esclusiva del soggetto in relazione con il mondo esterno e con il proprio e altrui mondo interiore. Indaga amore e separazione nelle vite adulte per conoscere le vicende dei primi due anni di vita nella specie umana. Indaga i primi due anni della relazione bambini/adulti per comprendere la complessità delle vicende adulte di amori e separazioni.

Si fa dunque cura per cercare e si fa ricerca per curare. Le cose nella psichiatria non stanno mai separate. Si parla per non restare muti e immobili di fronte alle richieste, e parlando si scopre che aveva un senso anche solo opporsi al mutismo e all’inerzia di un ascolto che confonde ortodossia con anaffettività.

Ora sono giunto all’origine del problema, nell’area perinatale del pensiero, ad aver toccato con mano la soggettività costituzionale e irriducibile dell’io della nascita dalla nascita in avanti e per tutta la vita.

Ora con le mani libere devo cercare le qualità umane con le quali la specie affronta la morte. Essa è l’ultimo evento che, opposto alla nascita, sta all’altro lato del ponte dell’esistenza. Non sarebbe servito a niente aver tanto cercato in prossimità dell’origine se, con più sfrontata passione non mi mettessi a cercare -all’altro capo della matassa della vita- ulteriori qualità specifiche della specie che possiede linguaggio e scrittura.

La luce bianca e la luce dorata stanno agli estremi. La vita è fatta dei riflessi tra due capi di un filo che vibra come un onda e poi ci colpisce con una pioggia continua di eventi discreti: per cui sembra davvero valere la proposizione scientifica dell’indeterminazione ( di heisenberg). È una metafora, una falsità scientifica portare la figura della relazione tra elementi subatomici alla realtà macroscopica dei corpi delle persone e al moto lento dei loro ‘destini’. Mi serve per saperti aspettare agli appuntamenti senza l’arroganza della certezza che verrai, anche se poi la pazienza misura gli anticipi e i ritardi con l’impreciso orologio sentimentale.

Comunque questo accade: sbuchi all’angolo del muro che fa il taglio prospettico verticale di fronte casa. Da quella linea si forma la figura piena ed intera di te. Comincia sempre dallo svolazzare di una piega del tuo vestito che, al vento, ti precede. Guardo spesso là distrattamente, senza volere, come si capisce. Oggi ho preso la bussola. Per un caso è ‘oriente’. Dal latino ‘orior’: nascere. Vedi, anche morendo d’amore, di ‘nascere’ non si finisce mai.

(*)IDMEC= “Istinto Di Morte E Conoscenza” attualmente per i tipi de  L’Asino d’Oro 

1 Comment

  1. Lo svolazzare della luce sull’acqua marina. Mi posso addormentare, pigra e tutta rossa al sole, sapendo che c’è qualcuno di guardia alla conta di balene e pesci a largo.

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