le macerie delle onde oceaniche

Posted By claudiobadii on Lug 11, 2011 | 7 comments


le macerie delle onde oceaniche

Musica di clarinetti atlantici prima di doppiare il promontorio. Cerco un al di qua, un paesaggio praticato. La nave deve avere il parapetto del ponte di prua stabile, vernice azzurra sul manufatto di acciaio che sarà opportunamente assicurato al tek del piano con dadi e bulloni grandi e squadrati: torniti e affilati da specialisti. So che tutto questo è possibile e cerco sul mare delle scoperte. Si arriva dovunque scendendo da Gibilterra. La discesa per i giardini a piani successivi ampiamente arcuati attorno all’asse della terra fa perdere la testa e l’orientamento e porta all’Africa o all’America del sud. Per me resta d’essere un narratore del rientro in me stesso, una specie di raccoglitore di alghe -al margine tra la tempesta del disordine malato e la quiete delle guarigioni. Io rimango a lungo tra le grida dei trichechi, tra onde dai colori acidi e lucidi a tracciare la mappa linguistica delle spiagge di marea. Metodo: prima lasciare che sia completata l’evaporazione delle acque, la sublimazione dell’arca pietrosa sulla vetta, il consentire programmatico, la pigrizia chimica, i cristalli di sale, i miracoli ottici del bianco assoluto, il bianco assoluto. La musica delle coste dell’Europa mediterranea mantiene una sua composta aristocrazia. Oltre Gibilterra -se si sale – altro che Caraibi !! si va al grigio piombo pragmatico. La musica delle coste atlantiche d’Europa e d’America fa il pensiero vasto e auspicabile. La musica della traversata svolge il rammendo tra realtà e materia: la fisica dell’affetto così ben evocata dai jazzisti allampanati, dagli sguardi sulle onde, dal ponte di prua con il parapetto azzurro, dalle lenzuola di cotone grezzo con i disegni all’inchiostro di china. Il pensiero del suono di improvvisazione compone nuvole alte: poi, regolarmente, viene giù il cielo e ci troviamo fradici, seduti nei bar di fronte al tè con l’uvetta nei bicchieri piccoli arroventati di vapore con la menta, in genere un manico di metallo attorno al vetro trasparente. La cultura araba diffonde la luce dovunque: avendo sviluppato la grazia della scimitarra affilata curva sghemba dal taglio ineccepibile, un’ arma – voglio dire – con la forma del sorriso che posso fantasticare anticipazione squillante della musica lirica e  dei fiati rivoluzionari mozartiani. Percorrere le coste occidentali  dell’America del nord, traverso l’atlantico verso occidente trovo le coste del mare del nord d’ Europa, scendo al mare di verde smeraldo portoghese dopo il mare del colore delle ali di aeroplano del Regno Unito, poi cado addosso al colore verticale dell’Atlantico francese. Le coste mediterranee di Spagna e dell’Africa invece hanno il colore dei soffitti degli attici di Parigi, Madrid, Malta: per via che l’Europa mediterranea è quasi per intero una Facoltà Universitaria per la formazione di arredatori, architetti di urbanistica, clarinettisti, sarti di tendaggi per terrazze e padiglioni delle feste, e arredatori di piatti di molluschi crudi per la cena delle otto e mezzo- subito prima del teatro all’aperto-. Se ho pensato che fosse irredimibile la scimitarra, penso subito ad estendere quella qualità a quanto si associa, nel pensiero, all’arma curva, al sorriso tagliente e al tuo sapiente profilo: irredimibili, dunque, la cicatrice che origina dal taglio del filo sottile, l’origine delle cose nel tempo che trascorre, la fondazione esplosiva del tempo medesimo, le lame d’aria attorno al profilo di noi ad aspettare un bicchiere di vino. Il silenzio alla fine dei drammi di Ibsen – da questa parte del mondo – è anch’esso senza tregua e senza redenzione. Questo pensiero accentua l’eleganza algida dell’imperdonabile, la grazia ferrea del grigio dell’atlantico nel suo centro più lontano dalle coste. La non redimibilità – di fatto – dà alle cose un tocco di definitiva perfezione, le tinge con un carboncino assai grasso, con tracce di impronte, con rintocchi di materia colorata, le invita a tornare al di qua della curva eleganza delle incisioni dei chirurghi, al di qua dell’omicidio, sul filo del bisturi e della cannula per il salasso. Sul mare si dispongono portentose porte di pietra e cristallo per segnalare le soglie dell’impetuosa sospensione delle vite dei musicisti, costituite da inarrestabili onde di indecisione. Mentre i tamburi proiettano addosso alle mura delle città di costa il rombo d’aria delle pelli tirate, io disegno, nella grafia della lingua italiana, le tracce di una attitudine alla comprensione non cospiratoria.  Mi immagino che essa sia, con la stessa fantasiosa complessità ingenua del Castello errante di Howl, l’impressionante realtà di una psicologia sottile ed abile dei terapeuti. Sarebbe, se esistesse -ma questo si deve ancora acquisire- un costituente indispensabile della mentalità più genericamente medica, per studiare ulteriori vie di accesso ai segreti della materia, per scoprire le non ancora note e forse ancora impensabili condizioni fisiche della degenerazione e della guarigione. Mentre scrivo suona nelle orecchie il Clarinetto Atlantico e poi il Quartetto dei Clarinetti, la cui suadente persuasiva dissonanza mi colpisce con l’idea di essere in presenza dell’ultimo dei soldati che erano andati alla guerra, ora guarito e abbracciato al fratello ritrovato in questa musica.

Stanotte, nella festa, la musica non è che le giubilanti macerie delle onde oceaniche. È questo che anche noi siamo.

(il cartoon cui fa riferimento la figura dell’articolo: qui)

7 Comments

  1. La signora non riconosce subito il poeta che declama i i suoi versi dall’alto della srtuttura dove è salito per raggiungere il balcone di chi lo ama. All’ ascolto diviene ragazza adorna di luccicanti monili etnici.
    E si dà avvio alla festa dell’estate … gli esperti dicono che sarà un’ottima estate… Il drago cavalcherà le nuvole!
    _questo si potrebbe anche averlo voluto sognare nelle notti dal primo anno in avanti in assenza di coscienza

  2. come dire: non c’è l’altro, se non gli fai spazio….

  3. Gibilterra, l’incanto di fortezze costruite in mezzo al mare, di imponenti magnolie a nascondere freschi angoli arabi di piastrelle colorate e fontane fruscianti…un luogo desiderato, forse per un nome magico, forse perché è dove il Mare incontra l’Oceano, ma è anche il luogo in cui due enormi terre sembrano quasi incontrarsi…e invece…andare fino alle colonne d’Ercole per capire che l’infinito amore per l’Oceano e perché non si vede l’altra riva

  4. “La musica è cio che accade in un luogo, tempo; nello spazio tra alcuni esseri umani” M.Davis

    come dire: non c’è musica senza musicisti.
    non c’è amore senza amanti.
    il resto è ideologia.

  5. dentro, più dentro, la malinconia si fa musica silenziosa che si improvvisa senza strumenti, senza musicisti..i pensieri come voli in avanti o fermoimmagini..
    la malinconia scende delicatamente, mai preannunciata, su coloro che cercano più dentro..più profondamente.

  6. Studire. Scoprire. La Ricerca sugli Inganni.

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