lei…

Posted By claudiobadii on Ott 27, 2013 | 1 comment


image copia

DALL’INCONSCIO ALLA CONOSCENZA
©claudiobadii

Fa gli esercizi. Studia a memoria le definizioni. Una scala di assiomi porta alla montagna. Un sottomarino sfila verticale e istantaneo addosso ai coralli. Un epidemia: la funzione del pensiero è virale. Sono tuo schiavo e la mia mente riproduce te. Non c’è più un argomento da questo lato. Solo l’asimmetria della fermezza e il lume dell’inerzia possono chiarire. Nelle foto satellitari la stella è una regina solitaria. Potrebbe essere una allegoria dell’ideazione. L’agglomerazione alla base del pensiero fotografata con il fisioscopio a emissione di sogni. In sciame mi affollo su di te per ricomporre i quadranti atomici del disegno. Il pensiero verbale non esaurisce tutto della consapevolezza. Altrimenti chiunque sia sveglio sarebbe un buon interlocutore. Il linguaggio del pensiero non verbale è infantile. E’ un linguaggio di chi nella veglia non ha coscienza. Per questo studia a memoria. In modo che anche le cose più romantiche divengano definizioni. Le più appassionate il letto di cartone degli homeless. Per capire gli altri bisogna aver cambiato il nostro rapporto con il linguaggio verbale. La ricerca la conclusione la scoperta il riposo il non riposo l’inquietudine il sonno lo spreco energetico il risveglio l’avventura del tacere. Il braccio violento della legge della conoscenza arresta l’ingenuità. L’ingenuità è invidia. Dall’annullamento non si arriva alla conoscenza con le buone intenzioni. I bravi compagni di scuola si perdono. Bastasse, essere volenterosi, invece è addirittura un ostacolo. Imparo a memoria così alla conclusione della giornata passata sul libro ripeto tutto distrattamente. Mi sono riposato poche ore fa su una fetta di pane burro e marmellata. Nella mia voce che ripete parola per parola le tre pagine della teoria non c’è quasi più recitazione sentimentale. Ho perduto ogni sfumatura. La scoperta detta nel discorso scientifico è uno strato di suoni noiosi ripetitivi un tappeto di pioggia. È meno bello di prima. Ma se bastasse la coscienza chiunque fosse sveglio sarebbe un ottimo compagno.

Trasmissione chimica. Scariche elettriche. La vita fa il pane. Osservavo incantato la lava della pasta che inghiotte le mani della donna imbiancata riflessa sul marmo del tavolo di cucina. C’è una dignità ignota della donna. Chi donna non è nato può amare senza capire. Essere certo che la conoscenza arriva solo alla fine. Dopo che la coscienza resta solo uno stato di veglia. Egli ha in mente cose ripetute che erano state imparate a memoria per trascurare il fatto che aveva sempre dormito tra i cartoni. Nutrito dagli scarti dei discorsi appassionati d’amore di scienza e di politica. Avevo succhiato a memoria quello che non capivo. Mi restava la nenia di endecasillabi senza più senso scientifico o amoroso. Gi scarti sono cose senza le loro presumibili qualità di fondo. Lei è un po’ come me: spoglia la comunicazione. La veglia senza coscienza è consentita dalla vitalità che toglie l’enfasi comunicativa. La possibilità di escludere l’ideologia della quotidianità. È quando esco dal lavoro e mi ritrovo sulla porta di casa di fronte a te senza sapere come ho fatto. Ma non importa che io ricordi la strada. Quella la so a memoria. Non è niente che conti. Così confondo te con la complessità delle scoperte. Parlando delle cose di tutti i giorni. “Inconsciomarecalmo” ha il ritmo di quello che ci diciamo sorseggiando l’acqua dai bicchieri. E in silenzio guardandoti gustare la salsa rossa di pomodoro mi viene in mente che la fisiologia del pensiero si diffondeva -appena stamani- sulla visione del mar Tirreno. Sono convinto -per l’amore che porto a quella infinita apparecchiatura subito oltre la linea della spiaggia- che attraverso la percezione ripetuta della sua imponente indifferenza e vastità il mare ha messo le sue mani nella pasta biologica della mia struttura cerebrale e alla fine ha influenzato il mio modo di essere.

Di certo il modo come viviamo le nostre giornate è la memoria di noi del primo anno di vita che si ripete ogni notte tra figure di persone e di cose e di panorami naturali. I sogni e le nostre giornate gli uni e le altre da sempre differenti e ‘incomprensibili’. E’ questo rispecchiamento tra realtà e sogno che la spinge a non smettere di cercare. Ultimamente, come dicevo, ha aggiunto di imparare a memoria quanto non capisce.

1 Comment

  1. Ci servi sai. Quando la memoria si rifiuta e ti costringe a capire secondo altre funzioni insistenti e talvolta persecutorie.

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.