monologo

Posted By claudiobadii on Nov 20, 2015 | 1 comment


Grande Hotel Atlantique. La Stazione Centrale. Poi il faro. Roccioso grande lungimirante. Di notte fin dove il faro abbraccia è la salvezza. Come l’intelligenza nella confusione. La notte sul mare il buio ricrea la preistoria. Come il faro fa girare la sua lanterna elettrica io muovo le mani con trepidazione. Con l’amore femminile quando carezza le coperta sui letti appena rifatti. Sei ampio da avvolgere e molto di quello che sei si spinge oltre me.

Grand’Hotel del Mare. Di fronte all’enorme porta girevole. Si vede l’oceano oltre la strada. Cerco di guardare con i tuoi occhi. Dentro la tua testa mi illudo di seguire il disegno delle mie parole che si sviluppa nella mente. Un discorso di testa. Irrazionale. Spirituale. Libero. La pancia potesse fare a modo suo direbbe ‘mangialo senza amore’. La pancia pensa ‘ti piace dunque prenditelo’. Una logica stringente, invidiabile.

Grand’Hotel del Mare. Edificio in pietre grandi che guarda l’Atlantico. Grand’Hotel Atlantico non lontano dalla Stazione Centrale. La Stazione Centrale ha marciapiedi affollati. L’anima è libera e io non lo sono. I treni hanno tutti la medesima destinazione. Partono tutti per venire da te. E non dico di più.

Non avessimo l’anima saremmo liberi. Ho pensato il Grande Albergo del Mare e la Grande Stazione Centrale. Li ho pensati per te. Chi scrive è donna. In quanto donna non è un caso che sia io a scrivere a te.

Il gabbiano è comparso altissimo nel mare di vento. Un gesto teatrale che ti ha rivelato nudo per me quando ho guardato le ali fluttuare. Ero sopra di te con le mie braccia pronte a tutto. A non negarti nulla. Chi scrive è sempre donna. E non è un caso che apra le braccia per poter scrivere davvero. L’amore è un grande edificio, una stazione, una torre di guardia che perlustra il mare. Non finirei mai di volgermi dalla tua parte ad esplorare. O fare luce intorno.

Stare con te a torto o a ragione. Come i sassi della costa l’amore tra me e te non è fedeltà. È natura. Mi dilungo a seguire il gabbiano che è muta leggerezza della vita insieme. I passi ad ali spiegate sul mare d’acqua dolce del soggiorno. Quando si resta nel cielo del sabato sopra la prateria di disegni preistorici del tappeto di lana. Fino a che il sonno ci benedice, goccia a goccia.

Mi hanno assegnato il seggiolino che guarda l’ala dell’aereo. Ho potuto seguire le inclinazioni variabili delle ali durante le fasi decisive. L’economia dell’ingegneria meccanica alare. È la misura che conserva l’amore. Il cielo nel salire mi ha schiacciata a lungo contro la spalliera. Finché non si è stancato, ho pensato, come è con te. Dopo le ore di volo ho vissuto l’attrazione opposta. L’attrazione ‘terrestre’. Il corpo si è precipitato mio malgrado in avanti. La vita appesa a un filo. L’attrazione è gravità.

Le cose di tutti i giorni sono immerse nell’ambra grigia del desiderio fisico di te. Vedimi come una balena. Non così intelligente da tenere distanti corpo e anima nell’erotismo del decollo e dell’atterraggio. L’aereo è il maschio anfibio volante. La balena solo memoria e desiderio oceanico lassù, sola senza te. Il grido di piacere in gola dovesse prorompere avrebbe l’impudenza del naufragio. Ho cercato ‘distrattamente’ il braccio del mio vicino.

Le persone mi diventano indispensabili. Il desiderio di te mi causa rossori e impazienze. Sola senza te. La pudicizia stravolta dal ricordo. Appesa a un filo. Un grido di piacere in gola. Col rischio di cadere. Chi scrive è donna. Alla fine tenterà ogni volta di escludere il sublime. Per me ottomila metri sopra il mare erano un abisso di voglia.

La pancia potesse fare a modo suo direbbe ‘mangialo senza amore’. La pancia pensa ‘Ti piace. Prendilo’. Una logica stringente, invidiabile. L’anima mia gode di te tuo malgrado. L’anima che non è libera mi consiglia di levarmi la fame di te anche in tua assenza. Non perché averti fisicamente potrebbe essere un’illusione. È che tanto sei ampio da avvolgere che in ogni caso molto di quello che sei si spinge oltre me. So guardarti da ogni distanza.

1 Comment

  1. l’amore fende la mente poi la pancia e diventa sublime nella coscienza del femminile -donna,questo è in genere il percorso..se nn nasce nella mente c’è la paura della destabilizzazione ma nn x un discorso masturbatorio etico provinciale è molto + semplice con la pancia si genera e si gode ma con la mente e il pensiero si ama ,la spinta parte dal pensiero xkè il sentimento è pensiero il sesso è pancia bellissimo libero pieno e soddisfacente ma l’immagine della figura amata parte negli emisferi cerebrali..non importa se maschile o femminile la libertà è nella coscienza di pensarlo vero e autentico.

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.