non può essere reso cosciente (2)

Posted By claudiobadii on Feb 23, 2013 | 1 comment


mutismo naturale

mutismo naturale

All’articolo “anche le parole derivano dalla materia” lori risponde, il 20.02.2013 alle 0.02, diffusamente. Io mi lascio prendere dalla proposizione se rimango nella materia essa è infinita che mi risulta ben chiaro, una proposizione che è un’immagine. L’immagine contenuta nelle parole mi rimanda al pensiero pre verbale dell’idea.

“Il ‘problema’ ancestrale è la fusione tra le diverse rappresentazioni dell’infinito (tempo, materia), se rimango nella materia essa è infinita, indeterminata, in movimento, ma non è eterna e non è indistruttibile.”

Il pensiero pre/verbale dell’idea cui sono rimandato si esprime come commento al commento, la risposta in forma di articoli ulteriori che chiamo “non può essere reso cosciente” e “non può essere reso cosciente (2)”

La nascita di ciascun individuo della specie implica una conoscenza non cosciente della specie, invariata nella specie dalla sua nascita. Tra coscienza e conoscenza, il territorio aperto ai suoi confini misura ignoranza, indeterminatezza, sfumature, cromatismi, variazioni timbriche, evocatività linguistica, disegno grammaticale, fascino, repulsioni graduali, discernimento implicito nei processi. In specie: implicito discernimento del processo di formazione della mente. Una disciplinata espressione dell’umanità.

Il pensiero umano ha determinato il crollo delle barriere e dato origine ad un sistema aperto dall’ansia di decifrazione delle leggi naturali, appena si è tentato di fare il letto della giurisprudenza per dormire sonni un poco più tranquilli del solito. 

Interminabile la ricerca nel sistema aperto così creato, per l’intervento di un interesse come quello del commento.

“Finché siamo dentro la materia” essa non si pone come interrogativo penso. E siamo noi insieme allora, quando nel contatto epidermico si genera l’idea di una sessualità. Quando si genera la fondazione di idee corrispondenti e poi si genera la verbalizzazione dei suoni delle cose. 

Basta che si accetti che non si generano ancora necessariamente e conseguentemente le parole. Ma se vengono non sono quelle che ci si aspetterebbe come una risposta coerente. 

“Questo poco mangiare, questo allontanare la conoscenza dalle labbra, dai morsi potenziali dei miei denti bianchi, per allontanare il discorso dalla coscienza degli occhi e portare tutto di noi in me, come idea preistorica. Idea di elefante muto che ricorda tutto.”

1 Comment

  1. Il determinismo, stretta relazione causa-effetto, sottende esclusivamente ad alcuni processi naturali (Laplace). La mente non è determinista ma piuttosto allignata da fenomeni stocastici o aleatori. L’architettura stessa non può prescindere dal considerare l’elasticità nei corpi deformabili. Un sistema rigido prima o poi collassa. Pensiamo alle fluttuazioni cardiache.
    Le leggi della probabilità, soprattutto nell’analisi delle serie storiche, introducono spessissimo il white noise (disturbo bianco) cosicché qualsiasi processo possa essere rappresentato da infinite somme continue, con conseguente elevato contenuto informativo. Il processo stocastico (*) è legato alla varabile tempo (t=0,1,2,… n), quindi al tempo 2 il processo si basa sul tempo 1, ma white noise è costante, non dà al processo memoria di sé…è dispettoso a prescindere, ma in modo stabile quindi la media è 0 e varianza costante e non correlate.
    I repressori provano a predire, ma poi appare il rumore bianco …. direi meraviglioso se tutto fosse prevedibile, tutto prima o poi si fermerebbe, ma sempre in natura esiste un disturbo che rimette in gioco la stabilità, così siamo evoluti da microbi ad uomini.
    E’difficile predire il nostro comportamento, fondare un’etica “…Nella ricerca per svelare le interazioni complesse fra comportamento, cervello, e genoma non ci possono essere alternative: i genetisti, i biologi molecolari, i neuroscienziati, gli psichiatri, i linguisti e anche i chimici e i fisici, tutti dovranno lavorare insieme…” – Francis Crick Premio Nobel –
    Nel mondo quantico il vuoto appare come una condizione di energia minima di un sistema: “vuoto quantistico” o “stato fondamentale”. Se consideriamo un campo elettromagnetico come un’entità dinamica, potremo immaginare queste oscillazioni come il dondolio di innumerevoli pendoli. Se per realizzare il vuoto provassimo a bloccarli avremmo energia zero e velocità nulla. Ma questo è impossibile in quanto in contrasto con l’incertezza di Heisenberg, pertanto l’energia del campo magnetico non sarà mai precisamente pari a zero, continuerà a fluttuare anche nel vuoto, come un pendolo che non riesca ad assestarsi sulla verticale.
    Il pendolo di Foucault:
    “Fu allora che vidi il Pendolo.
    La sfera, mobile all’estremità di un lungo filo fissato alla volta del coro, descriveva le sue ampie oscillazioni con isocrona maestà.
    Io sapevo – ma chiunque avrebbe dovuto avvertire nell’incanto di quel placido respiro – che il periodo era regolato dal rapporto tra la radice quadrata della lunghezza del filo e quel numero π che, irrazionale alle menti sublunari, per divina ragione lega necessariamente la circonferenza al diametro di tutti i cerchi possibili – così che il tempo di quel vagare di una sfera dall’uno all’altro polo era effetto di una arcana cospirazione tra le più intemporali delle misure, l’unità del punto di sospensione, la dualità di una astratta dimensione, la natura ternaria di π, il tetragono segreto della radice, la perfezione del cerchio.
    Ancora sapevo che sulla verticale del punto di sospensione, alla base, un dispositivo magnetico, comunicando il suo richiamo a un cilindro nascosto nel cuore della sfera, garantiva la costanza del moto, artificio disposto a contrastare le resistenze della materia, ma che non si opponeva alla legge del Pendolo, anzi le permetteva di manifestarsi, perché nel vuoto qualsiasi punto materiale pesante, sospeso all’estremità di un filo inestensibile e senza peso, che non subisse la resistenza dell’aria, e non facesse attrito col suo punto d’appoggio, avrebbe oscillato in modo regolare per l’eternità.” – Umberto Eco –

    (*) bella l’immagine del vettore aleatorio di dimensione infinita

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