per una critica del contenuto e del desiderio

Posted By claudiobadii on Gen 23, 2012 | 1 comment


 

per una critica del contenuto e del desiderio

posso amarti senza il desiderio determinato dalla visione intuitiva di una immagine interna. prendere a piene mani ciò che mi è chiaro evidente che so già e che ho sempre saputo. non cercare all’interno. solo volere impacciato e sfacciato all’ombra della pineta.

ricordo di me anni fa in una uguale condizione di assoluta certezza al davanzale dei gerani. circumnavigati i fiori ero andato via. l’addio furono risate e grida di un impeccabile colore di rosa. poi feci caso ad altro. a smentite.

che non tutti buttano giù i chili di troppo (semplicemente non si riesce a togliere loro quell’incapacità). che non esiste l’uguaglianza. che in proposito c’è una tensione. e che ci consoliamo col diritto. ma non ci sono vere soluzioni.

come è vero che sei sempre stata troppo bella, con la stessa evidenza risulta chiaro che, oltre una certa data, i vincitori sono reduci anche loro. non fa differenza che anni prima avessero al loro seguito altri reduci legati in lunghe file come prigionieri.

studiando con progressiva passione la storia si sa che: gli schiavi pesano come cannoni sulla mulattiera che sale alla linea del fronte, che le frontiere hanno un costo elevato di manutenzione,  che nessuno può permetterselo, che è solo una questione di tempo.

infatti adesso posso dire che quello che vidi era vero. non c’è un oltre. è solo il tempo necessario a recuperare la visione della nascita ad essere illustrato in stile romantico. si avanza verso la carne tua. non è l’anima intima che vogliamo. quella fu subito evidente. adesso sei tu soltanto.

negli anni non è desiderio è volontà. così a scuola si insegnerà a odiare lo stile in letteratura, a odiare tutta la letteratura, che i misteri sono incisi in superficie. si pretenderà l’intelligenza. che uno voglia mangiarti il cuore non è crudeltà. tu hai il cuore tatuato sulla carne di un braccio.

una pedagogia prossima al disinganno chiarirà la deriva e legittimerà la disuguaglianza. la rassegnazione verrà disegnata con piglio deciso. studieremo l’inclinazione del fendente del boia. e gli angoli di caduta dei chicchi d’uva quando sfuggono dalle labbra.

le intelaiature degli scheletri delle ballerine del Crazy Horse hanno proporzioni fatali come quelle dei linguaggi terapeutici. al contrario di quelle perfezioni la ferocia dello stile si oppone a tutto e impedisce oramai di dedicarsi a qualsiasi cosa valga la pena. proprio per quello.

te ancora oggi ti lasci amare con trasporto assoluto che esclude ogni allusione. è grazie a te che parlare e scrivere ha ancora un tempo. il senso la scrittura e il linguaggio non ce l’hanno e non ce l’hanno avuto mai. il senso è sempre stato un cuore da divorare. altrimenti una convenzione servile.

nell’arte delle carezze è la proporzione omicida degli incrementi lungo una curva che soddisfa il desiderio e lo uccide. noi fortunati, dopo, passiamo la vita nell’incredulità. scriviamo per sfuggire le parole ferocia e pazienza. fingendo di capire qualcos’altro distraiamo lo sguardo dalle pinete.

sei stata sempre troppo bella: prova evidente della non esistenza di qualcosa che stesse oltre noi. fuori di noi. ci fosse stato un oltre ci sarebbe un senso. invece c’è solo il tempo per avvicinarsi a te che hai tutte le qualità dell’anima.

è stato subito evidente tutto il tempo inevitabile. impossibile. dunque che c’entra lo stile in letteratura? c’entra la personalità multipla, l’isteria, la santa anoressia, il digiuno accorato, il panico per un rumore dietro la parete. e l’ansia: facile da togliere con i baci.

la relazione tra i baci e la guarigione dell’ansia (e altri sintomi del tempo) rende sospetti: la formazione, i convegni, la distribuzione legale dei crediti a pagamento. la disuguaglianza è al centro del pensiero. tu avevi le prerogative dell’anima. io lavorerò in eterno.

l’estetica del pensiero geniale ha la natura della bellezza. perdere tempo alla ricerca di uno stile è invidia. di fronte alla bellezza non si può pretendere l’uguaglianza. avevi addosso lo splendore. l’oltre sulla tua pelle proponeva la vitalità alla base della cura. i baci contro la confusione

posso amarti senza ricorrere alla letteratura di genere. privo della poetica della visione intuitiva. fuori dall’auspicio di una immagine sublime di contenuto. per me sei tu in carne ed ossa la famigerata immagine interna oggetto del desiderio.

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