sabbia sale buio

Posted By claudiobadii on Feb 1, 2014 | 1 comment


Non devo pensare. Devo essere capace di correre sulla cresta del cappello. Sulla catena montuosa delle alpi, sugli Appennini e sulle Ande del cappello che hai in testa, nell’odore dei tuoi capelli sequestrati sotto il panno forte, devo poter muovermi da padrone dalla tesa di feltro color grafite alla pelle calda del tuo collo. Devo mettere insieme scrittura e pensieri con il coraggio degli amanti. Principe principe chiarisci. Principe principe conquista. Principe principe lasciati prendere. Non devo pensare. Essere sveglio senza coscienza. Ma i sogni non ancora esauriti potrebbero tornare a insinuarsi e farmi confondere apparendomi come se essi, sebbene sogni fino ad un attimo fa, appena si apre la strada del desiderio che vuole i contenuti invisibili ma annusati potenti come odore di amore e di libertà e di sessualità, potessero parere realtà presente e fuori di me come corpo. Dare corpo alle ombre… Comanda principe e lasciati prendere. Erano le favole. Scorrazzano in noi. Così i pensieri avrebbero suono. Sarei impazzito. Però se voglio esserti accanto….. Perché di fatto voglio esserti al fianco. Transfert. Contro transfert. Amore contramore. Dirti io quali sono i miei pensieri. Dirmi tu appena dopo che, ovviamente, sono anche i tuoi, addirittura che già da tempo essi erano pensieri tuoi. E confonderci. Abbracci a questo serviranno. A scantonare la confusione. Io te. Tu io. Te me. Tu me. Ballo dei pronomi. Le persone. Soggetto, complemento oggetto. Padrone del discorso e servo del discorso dell’altro. Io penso che tu…. Anche tu intanto pensi che io… Non ci sono regole. Scorrazzi forte nel cuore e nella stanza. Sui libri lungo i balconi dei ripiani dove i libri si riposano e quasi muoiono di noia. Affinché i loro padroni, avendoli abbandonati, possano adesso parlare senza più riferirsi alle frasi scritte. Ho imparato il linguaggio. Non ho più alcuna capacità di apprendere dai maestri. Faccio finta, in questa solitudine, d’essere maestro. Nell’inganno, quasi perfetto, posso esercitare -adesso senza troppi pericoli per altri- l’orgoglio. L’orgoglio di uno psichiatra è disturbo in forma di alterazione del pensiero che ha una acritica forma di onnipotenza altre volte è personalità diseducata che mostra ‘tratti’ di narcisismo. Tutti possono cadere in tali patologie nel tempo se non si preoccupano di ascoltare il brusio forte attorno a loro, il peso della fatica, la potenza assorbente l’orgoglio che viene dall’acqua pesante del bagno dei clienti ben attenti a farli filare dritti verso il centro dei loro interessi romantici più che verso vantaggiosi risultati clinici. Amore e Contramore nella vita fuori dal setting hanno importanti responsabilità in tutta la vicenda. Per me dico indicandoti col ‘tu’ di prammatica che eccoti al risveglio!  eccoti sempre tu a farmi immaginare che tuttavia non finisce mai un bel niente. La coscienza dopo il sonno è il sogno anche se non è sempre il ricordo di un sogno. La coscienza dopo il sogno è nostalgia dell’amore fisico. È certezza dell’amore fisico che rassicura il pensiero. Origine materiale della vita mentale. Amore Contramore. Avere i brividi esprime, se non lo sapevi, pensieri di risveglio. Dovremmo svegliarci con i brividi addosso come pensieri, coscienza somatica senza coerenza razionale d’essere al giorno che siamo. Essere la data te, e io, anche, una data. Dicesti secoli fa le cose che ora mi tocca scrivere. Che data ha oggi se tu sei la data che infigge il risveglio su questa coperta inutile. Il tempo di fronte a me sei tu: e allora che prospettiva ha questo tempo mio? Amore di controtransfert. Transfert di contramore. Si studia da decenni per chiarire che si insomma sarebbe proprio amore ma anche si capisce che è meglio avvertire che non sarebbe proprio amore. Si confonde tutto per una certa idea Condivisibile ma davvero difficile da digerire. Per un sospetto legittimo. Che se questo è un modo di stare allora gli altri non sapremo cosa potrebbero essere. Transfert d’amore è l’unico modo che valga? Una rivoluzione abortita all’improvviso dunque. L’intuito dei più attenti alla filiera dei concetti conseguenti li rende diabolici. Il terrore di un secondo da il via alla cultura della controriforma. La ribellione conformista, la rivoluzione permanente delle classi medie. Non si trae vantaggio personale definitivo da nessun amore, naturalmente. E posta questa matura certezza a garanzia restiamo con l’amore di controtransfert nel cuore, seduti quieti come il fiume grande che scorre lento che non pare altro che un fratello gigante dove si pescano i pesci fin dall’adolescenza. Si troverà il modo. Si trova sempre un modo. Forse questa è la cultura. Trovare un modo. Non so se è cultura trovare un modo SEMPRE E COMUNQUE. Ma senza la cultura non si va da nessuna parte. Lo so. Così transfert e controtransfert sono cose nostre. Nella psicoterapia, dato per certo che scoppia l’amore, si sono sempre trovate parole per far resistere vivo l’amore che intanto ci espropria di noi. Dato che la verità durissima è che, per parte nostra noi che siamo proprietari d’amore si espropria l’amore di se per far diventare quel valore sottratto quello che chiamiamo LA CURA. Quella per cui tu mi sarai riconoscente ed io ti sarò per sempre testimone silenzioso che non avrò detto niente più. Sogniamo treni ferrovie piazze palazzi ponti per esprimere il contrappunto pittorico dell’azione respiratoria: quando il respiro diventa ampio e dilagante cioè prospettiva e città intera e percorso transiberiano. Sogniamo quasi sempre i sospiri degli espropri. Che c’entra Edipo mi chiedo, che stupidità anti umanistica è la teoria freudiana sull’inconscio? Sogniamo sempre i nostri medesimi sospiri. Certe volte, prima, quando non si riesce ad avere il coraggio dei sospiri, cioè dei sentimenti belli e impotenti, andiamo dagli psichiatri a dire che ci è capitato di sognare furti e aggressioni e poi giuste persecuzioni. A volte, alla fine o quasi del rapporto, si arriva fino a che….” qualcuno veniva a liberarmi, qualcuno veniva a togliermi la spina dal cuore, l’ago dalle dita, a togliere la corona di plastica dal capo…” Ricorderete tutti quando, dopo la luna nel cielo, poi cadeva dallo stesso cielo, il giallo dorato dei baci. Dio sole e tinta della potenza espressa smascherò sempre ragazzini e ragazzine e donne e uomini spalmati sulla spiaggia che era domenica era quella la seduta di psicoterapia, l’unico giorno che faceva diga al lavoro. Non che una di voi ragazze valesse l’altra ma però tutte avevate il fascino d’essere donne. Non che ognuno di noi valesse ogni altro, però era quasi così perché così ingiusta era la giusta distribuzione diffusa di erotismo e attrazione che spirava sui muscoli di ognuno dal mare ad un certa ora della notte e diventavamo non più altro ciascuno che guerrieri ammantati di sabbia sale e buio. Transfert e Contramore. Ognuno il balcone offerto sulla sabbia d’aria dell’altra. Così avvenivano attribuzioni. In pochi siamo adesso capaci di restituire. Questo è il Contramore: restituire il tesoro. L’ingiustizia di quella ‘troppo incauta uguaglianza’. Di troppo incauta garanzia offerta in cambio della felicità di non temere di essere pazzi a confondere l’aria di mare con le poesie. Abbiamo baciato anche ragazze poco accorte e poco brave nelle recitazione alla lavagna. Siamo stati baciati a garanzia e ci sono state offerte linee di credito. I più le hanno buttate via. Ho visto molti fallimenti. Alcuni donne e uomini hanno tenuto fede alla corona di plastica. Hanno detto sarò regina, sarò re. Noi abbiamo tremato. Perché ci bastava fare a noi stessi una promessa di amore spassionato che quell’autostima ci piacque e aprimmo anche nel nostro mondo una crepa per sgusciare fino a lei e oltre lei. A lui e oltre lui. Transfert: amo te. Contramore: sono solo la tua voglia di me. Sono solo la tua voglia di te. Del momento precedente a quello quando perdesti la fiducia in te. Che poi mettesti tutto il tuo amore in lui, cioè fuori di te e non capisti che lui ti aveva reso evidente le tue capacità di transfert. Io sono Contramore. Una cosa che non si capisce. Conservo dell’amore il suono. Della sapienza il bianco dei capelli. Della vita il sapore nelle parole. Certo sarebbe bellissimo se adesso il tempo si fermasse. Restano le parole amore e Contramore. Come se intanto dicessi che chissà…. Amore, cultura, tempo. Pazienza, lavoro, distanza, certezza della presenza. Certezza che esiste un seno. O certezza che esiste il seno. Non è proprio la stessa cosa. Ingiusto dire che siamo tutti uguali. Infelice fidarsi di una uguaglianza di principio. Dio fa il mondo cattivo degli invidiosi. L’uomo fa il mondo buono dei cattivi che rifiutano il divieto della ricerca.
“….erotismo e attrazione spirava sui muscoli di ognuno dal mare ad un certa ora della notte e diventavamo ciascuno/a per l’altra/o non più che soldati disarmati di sabbia sale e buio….”

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  1. Sono all’appuntamento con L’Amore. Seduta con le braccia attorno alle gambe. La testa appoggiata sull’angolo delle ginocchia. Penso al tempo relativamente al desiderio. A proporzioni di vita. Lui così dentro di me. Lui così diverso da me. La materia ed il pensiero si legano tra loro in modo intrinseco. Cerco in lui la mano, il petto, la spalla, la bocca, l’odore. Cerco il temporale, il prato, il mare, la città, il sole, il vento. Le lacrime della comprensione scendono. Una gioia che è un furto. Sul ventre la traccia lattescente. Fra le dita un anemone. Tripudio di sensi.

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