terapia di gruppo con neonato

Posted By claudiobadii on Set 24, 2015 | 1 comment


La pentola si è messa a volare in aria. Goccioline rotolanti e splendenti in nuvole sparse. La vista da casa, oggi, è un tailleur che veste la figura d’aria lunga distesa tra la stanza il cielo le colline: dal piano lucido verticale della finestra fino ai grattacieli del centro che lasciano intravedere segmenti tratteggiati dell’orizzonte con gli agglomerati di ville residenziali sulla costa e infine, tra le case seminascoste nella vegetazione dei loro rutilanti giardini, il blu dell’oceano. Si possono contare le onde. Le gocce sfuggite alla cottura sul fuoco fanno il pulviscolo dell’afa oceanica. Non è un’esplosione che ha sollevato la grande pentola dai fornelli della cucina nell’appartamento economico. Si sono sciolti i nodi di trazione dentro le singole fibre della rete di cose. La libertà di pensiero è una energia espansiva. Fa ampliamenti ma niente si rompe o si confonde con nient’altro. Sopra la testa sfrecciano le navicelle del trasporto cosmico popolare. Nonni canuti insegnano ai nipotini la pesca dei marlin blu e argento: protendono le belle canne di bambù dai davanzali del soggiorno. La minestra di colori ad olio per impressionisti non cuoce dunque più nella pentola della cucina: i pigmenti si sono alzati e galleggiano: è la resurrezione degli acrilici che va al soffitto e fa uno schizzo imprevisto, il riassunto sentimentale di oggi: un Giudizio Particolare: di un amore modesto.  Un camaleonte fa capolino tra i vasetti delle salse di peperoncino verdi e rosse e blatera a proposito del relativismo per metterci in guardia sui rischi inevitabili del pensiero. La cicala -avvinta al tronco della felicità che sonnecchia da anni sul ripiano delle spezie- strusciando languida le zampe sul ventre riproduce il suono accorato corrispondente al brivido blu degli allunaggi. Un nano perfettamente formato canta le ultime fatiche di Coltrane: i viaggi dei sassofoni nella musica extra occidentale, le derive illuminate delle rotte appena lasciato il porto, quel ‘riveder le stelle’ intravedendo amori in ribollire. La gratificazione di pensare la grande innovazione del benessere che ha portato nella mente la musica. E non solo. Le zampe del geco -che scivola silenzioso mangiando tutte le mosche cattive che  toglievano il sonno- scrivono in ideogrammi i limiti dell’infinito.

Aumentano oggi le possibilità con il lavoro che perde il senso faticoso del dovere e diventa prassi. Ci sono stati appena ieri i riflessi promettenti dell’ultimissima edizione del giorno che era appena trascorso. Stamani sono diventati le tinte vivaci del velo leggero che ammanta chi sogna.

1 Comment

  1. tutto è parso cosi naturale..come se dovesse essere cosi…i vagiti e gorgogli di un neonato nel silenzio della nostra stanza e le parole sussurrate sottovoce…un’atmosfera calda, accogliente..siamo sempre piu vicini mi viene da dire…

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