tu, io e gli altri

Posted By claudiobadii on Gen 14, 2016 | 0 comments


her

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Aver pietà di noi delle forze che ci fanno consistenti, aver pietà della luce e del buio di cui siamo composti. Aver rispetto del peso delle forze che ci tengono su, che ci tengono tutti cuore e canzoni o, altrimenti, tutti dolore ai visceri e inquietudine.

Tu sei il mio microscopio o telescopio. Mi procuri immagini dell’invisibile. Misuri le esagerazioni di cui sono fatto. E le lacune, le incrostazioni sullo scoglio che come una costa di lava mi coprono sempre più estesamente.

In tempo arrivasti, mi dico. Aggirando la montagna. Quando ancora i giorni di solitudine fluttuavano di profumo e aspettavo. Avevo già i capelli bianchi, sonnecchiavo odorando l’aria. Non avevo, prima di te, mai capito e mai rispettato davvero qualcuno, credo. Perché percepivo in maniera generica le passioni non del tutto definite nella durata, forse pensavo che fossero semplicemente inevitabili. Mi pareva che fossi affetto dai sintomi della fatalità sentimentale. È così gli altri in amore, ideali e irraggiungibili, erano insieme a me, alla conclusione, sopravvissuti alla bruciante durata delle nostre riserve di rami da ardere.

Ma nel grande era il troppo, e il poco era meno del necessario: non avevo chiaro e netto che ‘troppo’ sminuisce la grandezza e ‘troppo poco’ amplifica l’indigenza.

Poi con te avvertii ad un tratto inderogabile dichiararti la scoperta della tua unicità. Accadde ad un punto avanzato della vicende di noi. Che tu fossi unica fu una bugia (pur se voluttuosa). L’altra verità più modesta e però preoccupante era che risultasti unica per me. Ma questo non cambia le cose.

Perché dalla certezza della tua unicità sono risalito alla unicità caratteristica della identità di ciascuno e dunque all’idea dell’obbligo di riconoscere tutti gli altri. Come mezzo di conoscenza e garanzia di rapporto.

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