una vela e una donna

Posted By claudiobadii on Apr 2, 2012 | 0 comments


È che noi non sappiamo cosa succede adesso lontano da qui. Non siamo particelle subatomiche. A noi serve informazione, e questa necessità fa il pensiero del tempo, e la vita mentale estesa a coprire ricordo e progetto. Noi siamo informazioni di simpatia o di opposizione. Siamo agli incroci, dove sfrecciano le macchine. Facile sciogliersi al calore e dimenticare. Stare là a godersi lo scoccare dei bolidi, trascurando ogni altra cosa. A offrire uno sguardo di impressionismo futurista alla letteratura scientifica. Il presente è arbitrario perché è legato alla fisica materiale del pensiero. Tutto era scoccato per un urto al braccio. Mentre correvi mi hai colpito: un bolide dritto da sinistra.

Arrivasti dall’ombra del grattacielo, durante la gita ai semafori. Era là che portavano noi ragazzi a studiare la comprensione del pensiero di Copenhagen. Andavamo a vedere più eventi accadere contemporaneamente in luoghi differenti e contigui che -ci facevano notare- ” stanno tutti nello stesso sguardo”. Nel medesimo atto sensoriale. La macchia di luce dall’orologio della banca che segnava le dieci è insieme allo scampanellare di molte biciclette di impiegati ronzanti e del tuo arrivo addosso al mio emisfero cerebrale destro. C’era (c’è ancora nella mente) una farfalla in volo, un’ombra sulla vetrina di Tiffany dall’altra parte della strada, l’idea allettante della colazione, il vassoio delle paste alla crema, l’essere nella grande città, un sorriso, e la stanchezza allegra nelle gambe che da giorni percorrevano chilometri e chilometri nelle grotte della modernità.

“Tutto nel medesimo pensiero…!!” esortava il professore. Come se ci pregasse di prendere atto che la comprensione deve sempre legarsi ad una variazione emozionale per avere rilevanza. Per questo i grattacieli non sono solo molto alti o altissimi sono semplicemente infinitamente alti. Sono esageratamente alti. Sono singhiozzi di uno che ha perduto per sempre ogni modestia e resta solo perché, a modo suo, sa soltanto esprimere arroganza. Non sai mai dove precisamente era il limite che non dovevi traversare, lo hai infranto e ora cammini su smaglianti cocci di ceramica e muro colorato che sono il futuro che si mettono i piedi sulle macerie della rivoluzione. Rimangono là -senza essersi mossi- biciclette, campanelli, le dieci, l’idea della colazione, la vetrina, una farfalla (forse, perché potrebbe essere volata via e restare nella mente solo la componente della traiettoria galleggiante del volo) e l’urto proveniente dall’emisfero sinistro del mondo, che senza la tua irruenza, restava non percepito visivamente, ignoto e insospettabile. Una cosa che, poi, dovetti prendere in una nuova meritevole considerazione.

La conoscenza diviene poesia quando si ammassa tutta assieme: i fisici dicono che un atomo, dal punto di vista percettivo, cioè per quanto ne sappiamo noi, non é che la diffrazione delle onde elettromagnetiche attorno ad un nucleo: è sfavillante polvere sensoriale. Divide dittatorialmente chi vede (che sta ogni volta realizzando una capacità di immaginare) dagli altri. Un atomo è quando piansi che guarivo e non ci speravo più. Un atomo è la frontiera. Il margine del mondo dove si resta a poltrire con lo sguardo appoggiato al buio di mosaici e granito. Poi la genesi delle fate sei tu che precipiti e -mettendo in disordine i termini della somma che erano ben distribuiti in uno sguardo- hai costruito la confusione cosicché io andai all’aria, il mondo divenne un cartone animato. L’aglio guaritore si insinuò, possente, nel mondo psichico, come il fiato di un gigante sui fiori. È tutto così vivo, che nella mente non è necessaria alcuna idea di tempo a consentire la certezza di noi da quell’adolescenza.

Il tempo non è passato perché il pensiero forte tiene assieme le cose. La nostra vita è una esagerata estensione dove non finiamo di esplorare e cercare tutti gli altri. La conoscenza è la possibilità di non confonderci quando ciò che traversiamo viene sconvolto da suggerimenti di altra natura. È presente anche il buio alle spalle. Non è che tu mi abbia tolta alcuna ignoranza. Hai semplicemente suggerito (si tratta di un ago dolce in un fianco) di non lasciar perdere con troppa superficialità tutto il mondo scuro e forte di caffè che ci lasciamo alle spalle. Su quella scia sono sulle nostre tracce innamorati ancora sconosciuti. L’estensione del mondo è tale da non aver, noi, reale bisogno di rappresentarci alcun avvenire per l’esecuzione dei traffici d’amore, poiché essi sarebbero già in atto in luoghi esterni alla visione. Lei infatti solo ieri diceva, davanti al cous-cous, che non si poteva sapere: “Quando noi non ci saremo più” -così minacciava- “potrebbe essere una donna differente a suggerire….” Le onde sonore della sua voce, il blu accecante delle iridi, il profumo e l’asprezza del vino, l’accoglienza del ‘centro’ deserto nel sabato di festa, la sicurezza di non aver eccessivamente fallito il lavoro sulle grandi vele.

Sono tutte cose che stanno con lei che immaginava di poter anche non essere più là: ma stanno nella mia mente insieme alle altre figure di persone care che erano poco distanti. Eravamo tutti sulle tracce di tutti. Si poteva fiutare un sapore buono. La nascita è un segugio lucente che ci segue, ma non così discosto che non possiamo coglierne l’ombra in un sogno. Pensavo che, per regalarmi la libertà e la felicita, gli uni avevano messo il lavoro silenzioso e l’altra offriva la certezza del proprio farsi da parte, ed altri ancora tenevano al fianco ragazzine e profumo di pasta al ragù. Non c’è bisogno della luce che porti l’informazione da luoghi lontani. Nel mondo degli affetti la certezza della esistenza degli altri evita il ricorso al tempo. Si sa. Si sa sempre e per questo il tempo è una macchia di inchiostro sulla carta assorbente. Nella durata, negli attimi allegri e tristi della conoscenza, il tempo per un poco smette di accadere e si lascia attraversare con passi incerti. Dopo i rapporti più importanti i nostri piedi restano per sempre neri di inchiostro. Cosicché siamo certi di non aver sognato.

Da oggi potremo vedere due pannelli di spago e cotone come due palpebre che si aprono e si chiudono. Per la realizzazione delle immagini è indispensabile la sanità della alternanza del sogno e della coscienza vigile, la serie ripetuta di eventi di lasciare la coscienza per l’inconscio e l’inconscio per la coscienza. Una vela e una donna….

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