valeva la pena aspettare

Posted By claudiobadii on Ago 30, 2012 | 0 comments


Una migliore formazione rende amanti migliori. Dunque eccoti qua. Nei movimenti progressivi delle temperature. Non ti dovrò spiegare il non detto cioè il ponte invisibile dei nessi che tengono insieme la città. Una formazione sufficiente da la capacità di cogliere. La formazione rende intelligenti e capaci. Quando ti perdi dipende da te perché non scopri che questo non è l’unico mondo. La regola del rapporto può diventare rigida. Le parole rimbalzare all’interno. Non uscire più.

Dichiaro la umiliante gloria di avere te ogni volta un poco. Di avere te in premio che sei la bellezza esaltante che hai avuto per regalo. Viso e gambe e seno che non ti costano nulla e vengono quotati adesso cifre iperboliche. Tu che ho sei l’avventura dello sviluppo progressivo delle forme della figura umana che si è concluso e io ti posso tenere accanto mentre canti leggera il riassunto di tutte le tue vicissitudini. Ogni volta qualche ora. 

Non mi importa niente di offrire a nessuno uno spunto di comprensione. La legittimità della scrittura sta nella confidenza di chi comprende. Fosse anche una sola, al femminile si: poiché delle colonne in cui sono schierati tutti gli eserciti di uomini mi importa poco. Il mio interesse è per le donne. Penso in grande io. Tutte le donne. So la differenza di gioia e di stimolazione quando un uomo sta al centro dell’interesse di una donna e quando al centro di quello di un uomo. Non c’è confronto. Dunque non mi importa neanche se poco viene compreso da pochissime. Purché siano figure femminili. Il dialogo costante con l’immagine femminile di figure di donna diverse.

Ad esse dedico:

La riflessione, il pensiero riflessivo a proposito dell’estate, è che la azione programmatica di variare il setting ha determinato molte conseguenze. Certamente colgo i fatti pratici apparentemente più rilevanti. Il più invece si creerà in futuro. A riprova è per adesso la proposta di un lavoro continuo di rapporti che sono proseguiti dilatando gli accordi e proponendo una continuità anomala ma anche fantasiosa. Le sedute alla fine della giornata o all’alba. Le interpretazioni della variazione del rapporto che non si potevano fare perché intanto c’era una eccessiva quota di problemi reali, sociali, di miseria, di degrado! Talmente evidenti che li avevo definiti innegabili sicché la negazione di quell’innegabilità sarebbe stata patologica. Una realtà esterna che aggrediva il setting impedendo uno strumento di cura non si poteva negare pena la malattia insita in quel disconoscimento.

” Oh! -gemevo- le interpretazioni di un tempo! Ora come faremo? Ora che non ci sono più quelle interpretazioni come ragione, giustificazione, unico baluardo. Bisognerà ricorrere al rapporto diretto”. Così pensavo prendendomi un po’ in giro. Per alleviare -esattamente- la certezza di una gran mole di lavoro necessario per opporsi quasi fisicamente, per non cedere all’opacità e alla negazione della esistenza della realtà psichica insita nelle crisi di panico. Per realizzare l’opposizione all’annullamento di aspetti parziali della propria situazione interiore, che è la causa dei disturbi della personalità di tanti tipi che vanno via via imponendosi. Resta l’idea di una attività rivolta al disagio incalzante che porta il buio e il rischio della diffusione della malattia. Il lavoro come posso definirlo adesso è una relazione in cui, continuamente, si esercitano una opposizione ed una aggressione rivolte una contro l’altra.

Se avevo cambiato la prospettiva dell’accordo della cura era per una protesta adatta ad essere. Una protesta dell’essere. Cioè era per cessare di non essere. Far cessare quello che non andava e non era mai andato. E non va neppure ora. Non è facile far smettere una cosa di accadere. Perché quando ci tenti entrano in testa i sensi di colpa, cioè una certa soffusione sentimentale sopra le cose: sopra gli avvenimenti. E in quel caso le persone si arrestano. E contemporaneamente le cose, gli avvenimenti appunto, assumono la forza come di autonomie, assumono il valore di portatori di significati. Le cose acquisiscono pensieri loro che, siccome invece le cose non pensano, trasformano quella realtà delle cose esterne non umane in una realtà insostenibile: ‘carica di intenzioni’. 

Ero intento a ripetere e riscrivere quando è capitata la notizia dei circoli astronomici vietnamiti dacché è stata diffusa l’opera di Galilei: e degli adolescenti che costruiscono cannocchiali secondo le cronache cinque/seicentesche. Così la mente si cambia il vestito: la malattia diffusa, qua nella nostra Europa sterile, nell’Occidente fradicio e di malridotto fasciame dove si è ammirato senza costruire e dunque si è fallito. Ho pensato concretamente la certezza di una materia di vetro delle lenti lisciate sul palmo dei ragazzi di Hanoi e dei tubi di legno di bambù tra le mani di ragazzi pieni di rispetto e curiosità che l’annuncio del metodo scientifico ha scagliati avanti: nello spazio luminoso, molto avanti a noi cioè già molto dopo di noi e già pronti a ridere evocando un Iliade dal futuro. Ho letto Galileo e il Galileo di Brecht, e i richiami di Galileo ad Ariosto e di Leopardi a Galileo e di Calvino a Leopardi. Ho visto l’Eterna Ghirlanda Brillante di una vita psichica che trova nei nessi della conoscenza, nella passione per la lettura, cioè nella decifrazione/comprensione dei segni, una possibilità ulteriore di salute con le scoperte. Di avventura del pensiero che come la mitologia della salamandra sguscia dal fuoco e torna. Un amore imperdibile.

Una migliore formazione rende amanti migliori. Dunque eccoti qua. Nei movimenti progressivi delle temperature. Non ti dovrò spiegare il non detto cioè il ponte invisibile dei nessi che tengono insieme la città. Eccoti qua. A te dedico:

“Noi siamo tra gli infiniti e gli indivisibili”. (Galileo)

“Noi siamo qualcosa ma non siamo tutto”. (Pascal)

Studiare per fare amanti Galileo e Pascal. Leggere il mondo e i libri e legarli, imparare a leggere il mondo e a scriverlo per curare. Sconfiggere il mostro di una realtà materiale sconosciuta e mai ‘amata’. Conoscere la realtà umana per sottrarre alla realtà del mondo l’intenzione in essa proiettata cosicché essa si svuota e si sgonfia e il pensiero che ci era stato sottratto ( per il fenomeno della scissione e proiezione ) torna in noi. La conoscenza fa la strada verso il linguaggio verbale e, una volta espresse le cose nuove con le parole dette, ci si abbandona al suono di quelle parole di rivelazione il quale crea qualcosa di più, che prima non c’era, ma che nel suono si è realizzato: forse l’immagine. 

Ci sono i pensieri come realtà della mente e poi vengono le parole cioè i suoni corrispondenti a quei pensieri. Questo è quando nasce l’idea di dire le cose pensate. Ma nel dire le cose con la voce si genera qualcosa ‘in più’ che torna alla mente come un dato ulteriore di realtà. Ci si chiede se per avere l’idea di dire le cose altrimenti chiuse nella biologia della vita cerebrale (nell’animo) già sia presente quel qualcosa in più che solo come azione di iniziativa verbale può essere espresso. O se quanto scoperto nello sforzo fonetico, spinga a dare ulteriore storia alla nuova immagine, costringendo immediatamente dopo, chi ha parlato, a isolarsi per avere una comprensione che genera nuove idee e che di fatto porta avanti il pensiero. 

Torno al settembre di due anni fa quando cominciai a creare le pagine di Operaprima: imparo a leggere e scrivere. Come se fosse evidente che mi volevo costruire uno strumento in più con la scrittura di pensieri non sistematici che riconfermasse l’identità umana personale che sostiene il lavoro. L’io che consente la narrazione. Adesso mi dicono che prenderà voce. Allora mi potrò lasciar andare a quei suoni nuovi e il rischio della dissociazione e della pazzia si ridurrà perché i suoni, nel togliere dal silenzio di due anni le parole scritte, faranno immagini sconosciute delle quali potrò servirmi come medicine per riprendermi il pensiero che era rimasto due anni imprigionato nella scrittura muta. Come una principessa nelle torre della prigione chiusa per sempre nel disegno del libro illustrato.

“Tra poco – mi ripeto – tra poco”.

Ci sono i pensieri come realtà della mente e poi vengono le parole cioè i suoni corrispondenti a quei pensieri. Questo è quando nasce l’idea di dire le cose pensate. Ma nel dire le cose con la voce si genera qualcosa ‘in più’ che torna alla mente come un dato ulteriore di realtà. Spesso torna alla mente costringendo di nuovo la mente a creare la necessità di aggiungere qualcosa ancora, non tutto, Qualcosa che sta tra il numerabile e l’infinito.

A te dedico, di Primo Levi, la bellissima poesia “Sidereus Nuncius” che mi ha stravolto la mente mentre ero felice di pedalare lungo la pineta uno di questi giorni di caldo insopportabile che non mi hanno mai impedito la voglia di vivere. Mio e tuo è il tono finale, la sicurezza degli avvoltoi, della terra cui si è tenuti senza diritto da volti privi di ogni segno della cattiveria che nascondono, dell’odio per le ali e la lucentezza.

“Ho visto Venere bicorne / Navigare soave nel sereno. / Ho visto valli e monti sulla Luna / E Saturno trigemino / Io Galileo, primo fra gli umani / Quattro stelle aggirarsi intorno a Giove / E la Via Lattea scindersi / In legioni infinite di mondi nuovi. / Ho visto, non creduto, macchie presaghe / Inquinare la faccia del Sole. / Quest’occhiale l’ho costruito io, / Uomo dotto ma di mani sagaci: / Io ne ho polito i vetri, io l’ho puntato al Cielo / Come si punterebbe una bombarda. / Io sono stato che ho sfondato il Cielo / Prima che il Sole mi bruciasse gli occhi. / Prima che il Sole mi bruciasse gli occhi / Ho dovuto piegarmi a dire / Che non vedevo quello che vedevo. / Colui che m’ha avvinto alla terra / Non scatenava terremoti né folgori, / Era di voce dimessa e piana, / Aveva la faccia di ognuno. / L’avvoltoio che mi rode ogni sera / Ha la faccia di ognuno.”(Primo Levi-11 aprile 1984)

E, ti ripeto, non mi importa niente di offrire a nessuno uno spunto di comprensione. La legittimità della scrittura sta nella confidenza di chi comprende.

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.