vigilia di natale

Posted By claudiobadii on Dic 24, 2013 | 3 comments


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” L’UMANITA’ “
©claudiobadii

Estrema trincea. Ultima neve. Strada di vigilia. Scavi dietro i pali del telegrafo. Brindisi con il caffè fatto con la neve. Panni stesi ad asciugare sui fili spinati. Ho una giacca di lana fradicia. L’artiglieria è impaziente feroce e intempestiva come la conoscevamo. Avremmo diritto ad ulteriori circostanze. A condizioni migliori e più umane. Meno sbagliate e meno indirizzate al male dalla cattiveria di pochi. Per strada tira vento confuso, senza una provenienza. Il maltempo ha perso la bussola. L’emozione prevalente è il dolore. Devi scrivere una sceneggiatura. Immaginare i corpi. Come si dispongono contro il fondale nevoso. I pupazzi degli uomini/soldato grigioverdi contro azzurri. Con gli elmetti differenti poiché i generali preposti alla fureria assecondano le mode pittoriche dei rispettivi paesi. La guerra si vede bene che è tanto più incoerente e maligna quanto è evidentemente messa su da gente di cinema. L’estrema linea di difesa non è che il ventre della tragedia. L’ira nazionale irredentista è lo scavo delle trincee. I corpi, dopo le ritirate, dormono lungo le strade alla data del ventiquattro di dicembre di tutti gli anni. Per le vie del centro della città occupata abita un uomo che hanno ucciso tra i resistenti, un ribelle che ho amato: vive da sempre sotto i miei occhi in una nicchia. E’ lui l’Ultima Neve. Dopo la perdita sono stato poeta per nascondere la lesione del mutismo che mi era derivato dalla perdita dietro la ‘bravura’ delle parole scritte. La separazione definitiva è scienza. In delirante attesa che lui tornasse la vita fu la strada romana che porta in Bretagna. Le bombe, quotidianamente, scavavano dietro i fili telegrafici. I baci di rossetto alla pesca erano e restano brindisi in trincea. Devi scrivere la sceneggiatura. Per tutto questo. Panni stesi ad asciugare sui fili spinati. Devi superare il timore. Tutto è già accaduto. Tutto è già stato detto e circostanziato. Non hai che da prendere la tastiera di alluminio e fibre vegetali, o le tue matite ecologiche e i tuoi fogli di carta riciclata. E scrivere. L’avvocato di dio ha già buttato giù la linea di accusa contro di noi. Non facciamo che ripetere la ‘sua’ opera, afferma. Non altro che copiare. Non esiste libero arbitrio. Infatti, vedi: oltre i fili spinati, arbitrariamente, una distesa di cadaveri stesi ad asciugare al sole. Di questo devi scrivere. Dell’arbitrarietà inconcepibile. Della libertà che non abbiamo chiesto, perché essere innamorati e strettamente legati ci pare sempre meglio che essere soli. La libertà di cui ci parlano è attesa in solitudine. Che libertà è? Comunque, e per questo, devi completare la scrittura di ogni scena. È quasi festa. Devi scrivere rapidamente per noi. Ripararci dalle bombe degli accordi natalizi. Scrivi che restiamo qua in pochi. A spremere l’acqua dalle giacche fradicie. A fantasticare che la ricerca di trent’anni è finita e si ritorna a casa. Generale. Già… la bella canzone! Treni e infermiere e la casa perduta. Il sole da sud ovest nella grande casa con l’olivo. I nostri occhi come smeraldi. Gli occhi dei nostri figli come spilli di mare. Le lacrime arrivano solo ora. Non inquadreranno le cipolle che l’assistente di scena tiene subito sotto il bavero  del  pastrano. Sembrerà una vera finzione e non dovremo vergognarci che delle cipolle non c’era mica bisogno, che era la commozione che ci faceva tanto bravi di piangere. “Perché?” qualcuno ha scritto nel fango. Il mondo umano si fonda sul dato che non possiamo avere riconoscenza verso nessuno per la nostra nascita. Qui, al contrario, non fanno che far conto su una imposizione fiscale all’origine. Balzelli sui trasferimenti e dazi di frontiera. Non fanno che comprimere l’origine. Gridare “Pentiti” in faccia ai neonati. Abbiamo diritto ad ulteriori circostanze. La resistenza non è finita. La certezza della fine inconcludente e la fiducia in una conclusione piena di piccanti confessioni consente la pazienza per il nostro turno di un bacio.

“Per nascere son nato, per fermare la strada a ciò che si avvicina, a quanto batte al mio petto come un nuovo trepidante cuore”. (P.Neruda)

Vedi: la morte è alle spalle. Davanti: un muro di sole.

 

3 Comments

  1. e le arance resistono dentro i vasi e nelle trincee ,filo spinato ,spine di ose.resistenza ti scrivo

  2. Già un paio di sere fa con una cara amica ci chiedevamo ”Che libertà è questa?”. E ora che leggo ”Devi scrivere rapidamente per noi, ripararci dalle bombe… scrivi che restiamo qua in pochi”, penso che sia stata proprio lei a suggerire certe parole nelle ore della vigilia di ieri. Quindi lascio correre e guardo fuori dalla finestra il grigio dello scirocco di questo 25. Penso a qualcosa che esiste oltre UNO, penso a lei e a te e ai NOI e a ciò che sta oltre il filo spinato: un muro di sole. Abbracci col cuore

  3. Se è Vigilia, allora meglio restare svegli e con gli occhi aperti. Meglio essere lucidi e con gli occhi naturalmente luccicosi. E pronti a scambiare qualche cosuccia con gli altri, qualche porzione di cibo caldo. C’è l’attesa, che è più erotica della celebrazione e del rito. Poi, un lungo ed appassionato bacio.

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