Posts Tagged "nero"


nero d’amore


Posted By on Ago 24, 2013

Nero d'amore2

Nero d’amore. Profilo di fabbriche. Nuvole. Casa. Vita di sguardi unicamente. Mutismo armonico. Clausura. Fronde. Ne “La Storia Della Pergamena” fogli sottili proiettano ombre una sull’altra allora si osserva il paradisiaco sfolgorio degli incunaboli. Umanesimo. Amori. E permanenza della scrittura. Maremoto e suono. Scienza. Rivelazione. Evidenza. Edipo a Colono. Il bosco sacro alle Eumenidi. Impossibilità della Colpa. Di conseguenza il perdono. Ultimo riposo. E anche fine irreparabile. La notte trascorsa. Il pensiero si svolge.  Faraday unico commensale. Anche il ristorante è un bosco consacrato. “Perdono!” chiede quando vede emergere le striature di un campo magnetico.  Ha svelato le linee di forza di una legge ancora misteriosa. Ha colto dio in persona preso a fare i suoi disegni bizzarri con una forchetta d’oro sulla pietanza di limatura di ferro. Non è volontà restare insieme. Pensa ad un amore possibile. Progetta la felicità che potrebbe non arrivare mai. Sussurra. “Mia sempre. Tuo il mio nome“. 

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“nero” (by OPERAPRIMA)


Posted By on Mar 9, 2013

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Bisogna capire i pensieri e i comportamenti per avere la comprensione di quanto viene fatto e detto poiché il non cosciente è in evidenza. Ognuno risponde di sé grazie a censure preventive. Però non ci nascondiamo perché in aria le onde elettromagnetiche chiamate ‘luce’ rimbalzano danzando scrosciando e scivolano carezzevoli offendono acuminate e scrivono cronache istantanee di ciascuno e svelano i tatuaggi del pensiero non verbale comunemente chiamato inconscio o sogno. 

Ho stanze piene di matite e altri strumenti da disegno e questo essere una serie di stanze che traboccano di matite a colori sono io stesso. Si diventa per passione somiglianti ai propri più desiderabili desideri. Si diventa una successione di consonanti e si dimenticano i suoni impuri semplicemente vocali. Ho stanze traboccanti di acuminati stiletti di grafite multicolore. Devono essere tutte le consonanti possibili. Prima delle scritture sillabiche.

Devo essermi imbattuto nel volto di un epoca remota piena di mistero. Nei giorni delle decifrazioni cioè nel tempo dell’Eden. La neve delicata dei suoni ampi scende come la grazia della respirazione durante le maratone. Il mondo delle scritture consonantiche chiede la scelta continua delle vocali e le due rose della lettura coinvolgono la visione e la biologia affascina la materia cerebrale a generare la realtà del pensiero proponendo una serie scintillante di scelte.

Affinché l’immagine nascosta nelle scritture ritrovi il soggetto. Saremmo più aggraziati una volta chiarito che la comprensione implica la responsabilità di una scelta. Che dalla scelta dipende la percezione del testo e in definitiva la sua comprensibilità. 

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Il pubblico è visione ‘da lontano’. Il privato ha l’ambigua familiarità delle cose dattorno. Esse sono circospette. Il fuori del pubblico è circostanza e invece l’esterno del privato è circonvenzione, controllo, mondo affranto.

Il nero di Caravaggio attorno alle figure che circostanza propone, devi chiederti per restarmi vicina. E perché circonda la figura in quel modo. Io penso che quel nero è l’enigma del nodo che tiene una tunica. E’ farsi gioco del mistero. Tutto è pubblico ed evidente in quel nero. Il paradosso concettuale è determinato dalle possibilità di accettare lo sfondo come l’interno che entra nel mondo. Attraverso quel nero la sua arte fa del mondo una circostanza privata. Una faccenda personale dell’artista. Lo rende comprensibile attraverso l’unica indagine che pare proporre e forse tollerare: quella della sensualità. Quel nero pone la grande ambiguità dell’arte che non ha la parola scritta. Bacco, qui sopra, è figura silenziosa, ambigua ed erotica in quanto irrisolta. L’ambiguità aumenta di intensità via via che si continua l’osservazione. La mano, sul nodo del nastro nero, continua a tenerlo e non scioglie e non lo chiude di più.

Ma adesso perdonami la divagazione. Non voglio porre questioni esemplari. Io discordo addirittura da quel volto così distante dalla definizione di certe fisionomie eroiche di cui fu farcita la mia educazione scolastica. Quel volto da strada mi è difficile da digerire. Capisco che questo è perché ho l’adattamento a preferire una estetica facile. Penso che è scontato per un borghesuccio come sono porre questi distinguo. Però, per quel poco che capisco, a volte l’arte entra nelle cose personali e private. Abbiamo un fondo nero, erotico, eroico, sensuale appassionato, noi? Dopo che anni fa borghesi capitolini d’alto rango meglio vestiti ma non sempre migliori, ci avevano suggerito di diffidare del nero per ragioni di ‘scuola’, possiamo oggi riemergere ad apprezzarne il tono? Andarcene insieme alle piazze e ai gelati? Noi, dico, recitare in piena coscienza sulla strada le parole dal nero di ieri?

Ora che hai visto come l’amore mi combinò in quello che sono, puoi decidere se valga o meno la pena? Lei c’è stata e resta per sempre DNA. Appartiene ad una vita precedente. Dalla quale derivo.

note: (*) oggi il blog ha registrato 100.000 visite dal suo primo giorno e non avevo voglia di lasciar passare la faccenda inosservata.

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emulsione per foto notturne


Posted By on Dic 13, 2011

emulsione per foto notturne

scrivere la storia del pensiero è evitare ossessioni e non soffermarsi.  rappresentare il tempo in assenza di storia.

coscienza responsabilità e volere si compongono di un formicolio di scelte aleatorie, come se al fondo dell’amore e delle dichiarazioni di guerra stesse un continuo movimento tettonico che frammenta ogni fondazione, una parestesia ora fastidiosa ora eccitante

il pensiero è il computo integrale vertiginoso degli atomi in gioco negli attriti che dislocano, sulla materia cerebrale, i luoghi preferenziali di uno scintillare sinaptico da punto a punto un poco alla ventura. all’avventura e all’a-venire.

da un punto appena acquisito ritenuto migliore ad un punto ulteriormente adatto la materia ricca di speranza propone una fisiologia incerta e fluida del pensiero.

da anni risulta che la scarsa vitalità -nella riflessione a proposito della ricerca- la espone all’arresto. rischia di trasformarla in nevrosi ossessiva per intempestività e per troppo serrata trama di fraseggi.

la vitalità è indispensabile a ripristinare la correttezza della quantità di moto luminoso per opporsi agli accostamenti frettolosi e cattivi dell’ossessivo che deve valutare gli effetti della vita.

la scarsa vitalità gli crea ansia. la mente gli disegna i corvi sulla sabbia. la riga del bagnasciuga gli scrive la conferma dell’ irreversibile nulla. è l’odio per il graffio della vita che fa accadere le cose che gli è intollerabile.

la malattia da curare è quel discorso depressivo. quel bagliore sul nero. nel suo peggio è un pessimismo intellettualmente avvalorato.

gli si oppone il pensiero difficile di una fotografia del buio notturno resa possibile dalla vitalità. che si accetta la illusoria non esistenza di oggetti percepibili fidando nella elevata sensibilità di una speciale emulsione. gli si obbietta che -sempre- ci è capitato che la riflessione successiva sui dati dell’immagine ottenuta in quel modo ha sviluppato un passato diverso.

la guarigione non è vendetta. il ricordo del pensiero determinatosi nel buio non genera figure ma punti. le testimonianze plurime e variabili restituiscono una libertà di futuro.

gli si mostra -o si tenta di farlo- che in controluce all’ombra di questa realizzazione di immagine -come idea- il racconto cosciente del ricordo esatto e il racconto per filo e per segno delle immagino oniriche sono verità sospette.

gli si dice :

la ricerca nel pensiero potrebbe avvalersi dell’arresto del movimento per un certo tempo. l’esclusione del movimento dal metodo non sarebbe come protezione e inibizione nel sospetto che nel movimento sta il rischio della lesione.”

e si aggiunge:

” l’arresto del movimento della ricerca non è quello della nevrosi ossessiva. questo è relativo alla passione per l’immagine. la quale può ricreare la condizione di in-potenza neonatale.”

si conclude:

” l’in-potenza neonatale – nella fisiologica incapacità di movimento finalistico, nella assenza totale della stazione eretta e di equilibrio, nella immaturità di linguaggio – fa del bambino un soggetto che realizza comunque intero il rapporto con l’esterno. in una originale condizione mentale di una certa forma che è stata definita vita psichica in assenza di coscienza.

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